Il polline migliore dal punto di vista organolettico è quello offerto dalla flora primaverile (durante il periodo che va da fine Marzo fino a poco prima della fioritura dell’ Acacia). Essendo un alimento “vivo” e igroscopico la raccolta va eseguita giornalmente o al massimo ogni due giorni; in caso di pioggia il prima possibile.
La frequenza nei tempi di raccolta dipende anche dalla quantità giornaliera che le varie famiglie riescono a raccogliere. Il cassettino della “trappola Metalori” può contenere fino al massimo 500 g di polline al giorno (quantitativo raggiungibile solo in condizioni ottimali che dipendono dalla forza della famiglia in primis e in secondo luogo, ma non meno importante, della presenza di flora pollinifera nel territorio circostante all’apiario).
Chi preferisce può fare una prima pulizia del polline durante il prelevamento serale eseguito in apiario usando un vaglio con maglia 3×3 mm; in questo modo le impurità più grossolane (api morte, ecc…) saranno subito separate.
Arrivati in laboratorio o in alternativa nella cucina di casa con il polline raccolto, bisognerà subito provvedere alla pulizia che sarà fatta manualmente a meno che non si abbia acquistato la macchina specifica che però ha una brutta caratteristica… essere molto costosa (si parla di migliaia di euro).
La pulizia manuale si esegue stendendo tutto il polline raccolto su una tovaglia pulita (meglio se di colore bianco poiché le impurità risulteranno più visibili) e con un cucchiaino da caffè si passa centimetro quadrato per centimetro quadrato il polline disteso, procedendo alla rimozione dei corpi estranei individuati. In genere le impurità consistono in pezzi di ape (ali, zampe, ecc.), semi di vegetazione spontanea, pula, opercoli di covata, ecc… Durante la fase di pulizia risulta molto utile usare una bomboletta di aria compressa con la quale, mediante leggerissimi soffi, si provvederà ad allontanare corpi estranei (in genere molto più leggeri del polline) sfuggiti alla nostra vista.
Ad avvenuta pulizia si fa una verifica grossolana dell’umidità contenuta nel polline (anche in questo caso lo specifico misuratore di umidità è molto costoso): se le curbiculette di polline schiacciate tra loro, usando le dita, si “impastano” facilmente, allora risulta troppo umido e pertanto per evitare la fermentazione lattica (il polline confezionato troppo umido che ha fatto la fermentazione ha un caratteristico gusto acidulo), si dovrà procedere ad eseguire una blanda asciugatura mediante l’uso di un essiccatore ad aria per uso domestico.
Dalla mia esperienza personale, il polline va steso a strati, di spessore massimo di 1 cm, sui vassoi dell’essiccatore e l’asciugatura dovrà durare massimo 2-3 ore ad una temperatura massima di 35° C (questo per non distruggere le vitamine termolabili nonché i lieviti vivi in esso presenti).
Un polline privo di gran parte delle proprietà benefiche è quello secco, di consistenza dura, che si conserva senza problemi nei vasetti in vetro a temperatura ambiente. Nel caso vi fosse la certezza che il polline raccolto sarà consumato nel giro di qualche mese, allora non sarà necessario fare l’asciugatura “leggera” suddetta.
Entro il giorno dopo dalla raccolta il polline va messo già nei vasetti o in un contenitore più grande di plastica alimentare e andrà riposto in freezer ad una temperatura di almeno -18° C e consumato tutto entro un anno.