“Il momento migliore per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo momento migliore per farlo è adesso“. Se tutti noi avessimo assecondato questo antico adagio, forse, i cambiamenti climatici, ormai divenuti realtà concreta, sarebbero oggi meno evidenti. Assistiamo in questi giorni ad una siccità devastante con il Po e l’Adige sotto i livelli di guardia, le terre sono aride ed i trattori che vorrebbero preparare alla semina alzano nuvole di polvere. Non piove da più di 100 giorni. Davanti questo triste scenario forse sarebbe il caso di ripensare seriamente al nostro rapporto col territorio, riflettendo sul valore delle azioni che l’uomo compie nei confronti della terra e sulle loro conseguenze. I volontari del progetto Centoboschi (facenti parte delle associazioni Il Tarassaco, WWF Rovigo, e Plastic Free) sabato scorso hanno messo a dimora in un terreno privato di Papozze , poco distante dall’Oasi WWF, una siepe plurispecie di 180 m, creando altresì un piccolo boschetto arricchito di una casetta nido per uccelli, per un totale di 150 nuove piante (donate dalla Fondazione Yves Rocher). Non stiamo facendo nulla di eccezionale ma la partecipazione sempre costante, la gioia dei figli dei volontari nel mettere le mani nella terra dove poco dopo metteranno a dimora una piantina che vedranno crescere con i loro occhi e trasformarsi in albero, ci dice che siamo nel giusto, che è proprio questo ciò di cui abbiamo tutti bisogno. Il momento storico che stiamo vivendo ci impone una riflessione: fermiamoci un attimo a guardare il passato, questo ci hanno suggerito sabato scorso i “vecchi” del locale comitato Terra e Libertà. Non più tardi di qualche decennio fa le nostre campagne erano percorse di filari di alberi. Alberi utili ad una economia famigliare, dove il legno serviva per scaldarsi e per costruire utensili di lavoro ma anche rispondevano ad una esigenza di regolazione del microclima, a barriera frangivento, a sistema di filtrazione delle acque e del suolo, a dare alimento organico al suolo a favorire l’armonia della biodiversità senza che specie prevalesse sull’altre poiché in costante e naturale equilibrio. Averli estirpati, avere pensato che fossero orpelli inutili di un vetusto passato, è stato il primo passo del cambiamento. Là dove è possibile, noi di centoboschi andremo a ripiantarli, affidandoli alle cure premurose dei proprietari dei fondi che come noi condividono la consapevolezza di come sia fondamentale guardare al futuro con un occhio rivolto al passato. Allora è proprio il caso di dirlo: per la prossima estate piantiamo un albero e spegniamo il condizionatore.