Monitoraggio
La Storia del Bosco
Se volessimo adoperare una metafora romantica potremmo dire che quella della Valle della Buora è una storia a lieto fine. E come spesso accade il finale non è determinato semplicemente dal caso ma dalla caparbietà e tenacia di alcune persone che hanno saputo avere la meglio contro la crapula di altri.
L’Oasi naturalistica è collocata all’interno di un antico “relitto palustre” attraversato dal Naviglio Valdentro e caratterizzata da terreno alluvionale con difficile deflusso delle acque. Fatta salva l’epoca romana, probabilmente più favorevole all’insediamento, il sito fu zona di “bassura” da tempi immemori con caratteristiche simili a quelle attuali. Molteplici sono gli indizi che lo attestano: le mappe catastali di inizio Ottocento e i più recenti studi geologici; la conformazione geomorfologica (con sedimenti squisitamente d’argilla attraversati da paleoalvei sabbiosi); i toponimi della zona che rimandano ad un passato palustre (Salvaterra poiché era salva dalle acque, le Giare, Sabbioni, via Vallazza, La Madonna dei Cuori, da cuoro: luogo paludoso).
Allo sguardo del naturalista, data la sua estensione (circa 10 ettari) nonché conformazione (anomala rispetto la deserta campagna circostante) il luogo rappresentava un biotipo del tutto eccezionale per una pianura i cui orizzonti andavano via via stravolgendosi da una agricoltura sempre più meccanizzata. Vi insistevano specie arboree tipiche delle zone umide, in particolare la Carice ormai rara in Polesine, e vi nidificavano uccelli dai nomi, piumaggi e canti poco noti. Fino al 2002, allorquando il tentativo condotto da un privato di interramento e completo stravolgimento dell’habitat venne portato ad estremo compimento. Nell’animo di chi quei luoghi aveva silenziosamente vissuto, immerso tra il frusciare delle canne e il gorgoglìo lento delle acque, ebbero il sopravvento lo sgomento, la rabbia e la frustrazione.
L’anno successivo accade la svolta: il Consorzio di Bonifica Adige-Canalbianco accoglie l’istanza della locale sezione WWF (tra i primi ad avere denunciato l’accaduto) e si fa proprietario del sito dando il via ad un puntuale ed encomiabile progetto di recupero naturalistico (cfr: Boschetti, Benà, Crestani, Benetti, Vallarini, Valle della Buora di Salvaterra Badia Polesine -Ro- Un progetto di ripristino ambientali ai fini faunistici) . Negli anni successivi il Consorzio si fa carico della ricostruzione di “aree allagate permanenti” che assolveranno alla funzione di Cassa di espansione per l’accumulo dell’acqua ma anche a bacino di riserva per l’agricoltura in caso di bisogno. Al WWF e a squadre di volontari il compito di rinaturalizzare il sito attraverso la messa a dimora di migliaia di piante.
Il recupero della Valle della Buora rappresenta il primo caso in Italia di una virtuosa collaborazione tra il mondo ambientalista e un Ente adibito alla programmazione e gestione territoriale.
Fonti:
- C. Vallarini. Il corridoio ecologico di Salvaterra, Ventaglio Novanta, n. 39/09
- F. Crestani. Ritorno alla Buora, Ventaglio Novanta, n 40 /09
- E. Boschetti, M. Benà, F. Crestani, G. Benetti, C. Vallarini, Valle della Buora di Salvaterra Badia Polesine -Ro- Un progetto di ripristino ambientali ai fini faunistici, V Convegno Faunisti Veneti, 2006
Man mano che l’habitat veniva ricostruito ricomparvero le specie che l’essere umano aveva scacciato. Dalle conclusioni dello studio sopra citato: “immediatamente dopo la realizzazione dell’invaso, nella primavera del 2006, sono comparsi spontaneamente tifeti di estensioni significative, frequentati fin da subito da passeriformi, fra cui spiccava il Migliarino di palude (Emberiza schoeniclus). I due stagni collocati ai lati del canale sono stati occupati, fin dal primo anno, da 2-3 coppie di Germano reale (Anas platyrhynchos), due coppie di Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), una coppia di Martin pescatore (Alcedo Atthis) e da alcuni ardeidi quali Garzetta (Egretta garzetta), Airone bianco maggiore (Ardea alba) e airone cenerino (Ardea cinerea), i quali utilizzano l’area per alimentarsi. Nell’autunno del 2006 frequentavano il sito gli stessi Ardeidi, in numero leggermente superiore, una cinquantina di Germani reali e alcuni Caradriformi.
Di questi ultimi erano osservabili durante il passo il Piro-piro culbinaco (Tringa ochropus) e per tutto l’inverno il beccaccino (Gallinago gallinago) entrambe le specie con meno di 10 esemplari.
Di notevole interesse è la segnalazione nel settembre del 2006 della Testuggine palustre (Emys orbicularis), proveniente probabilmente dal canale Valdentro che attraversa la zona umida. Nei primi mesi del 2007 (gennaio-maggio), a fronte di una trascurabile evoluzione vegetale, si è registrato un considerevole invremento faunistico con la comparsa di ulteriori specie, in particolare di Caradriformi quali Piro-piro boscherecchio ( Tring glareola), Pantana (Tringa nebularia), Pettegola (Tringa totanus), Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) e corriere piccolo (Charadrius dubius) […] Non è da escludere infine che l’antica e prolungata presenza di ambienti umidi in zona ponga l’ara lungo consolidate rotte migratorie, fattore che può avere favorito una rapida occupazione dell’area da parte di specie ornitiche migratorie, in particolari limicoli”.
A più di dieci anni dall’inaugurazione la biodiversità del luogo si è impreziosita di ulteriori ospiti: il Picchio rosso maggiore, il Rigogolo, la Tortora selvatica, la Cinciallegra, la Cannaiola e la Cannaiola verdognola, il Cannareccione, l’Usignolo di Fiume, il Forapaglie, il Beccamoschino . Non è raro osservare Ardeidi quali l’Airone cenerino e la Nitticora e, di recente, anche la Sgarza ciuffetto.
Durante l’inverno le erbe palustri e le siepi arbustive forniscono riparo a numerosi uccelli, in particolare Passeri, fringillidi di varie specie, turdidi, ecc. Per questo motivo il sito è frequentato da rapaci notturni e diurni quali il Gufo comune, la Civetta, la Poiana, il Lodolaio, lo Sparviero e l’Albanella reale. Va segnalato inoltre l’avvistamento nel maggio del 2012 di una dozzina di Mignattini piombati e della Moretta Tabaccata, vere rarità nella zona dell’alto Polesine.
I mammiferi sono rappresentati dal Riccio, l’Arvicola terrestre, la Donnola, la Faina e la Volpe. La fauna erpetologica è costituita dalla Biscia dal collare Natrix natrix, Colubro Coluber viridiflavus, Lucertola muraiola Podarcis muralis, Ramarro Lacerta viridis, Testuggine acquatica europea, Emys orbicularis e, seppur non ancora rilevato in sito, l‘Orbettino.
Tra gli anfibi segnaliamo la Rana esculenta, Rana latastei, Bufo bufo, Bufo viridis. Non si esclude la presenza di Triturus cristatus.
La presente Oasi è inserita nel circuito Centoboschi per finalità espositive e promozionali. Il merito della sua realizzazione va totalmente ascritto agli Enti, alle associazioni di cui sopra, in modo particolare al WWF di Rovigo che ha deciso di aderire e collaborare al progetto Centoboschi. L’Oasi è un formidabile esempio di come la natura si riappropria dei propri spazi quando non viene barbaramente stravolta. Le contribuzioni ricevute per questa Oasi verranno interamente destinate al WWF sezione di Rovigo affinchè l’opera di monitoraggio e tutela possa continuare.
https://www.wwfrovigo.it/oasi-wwf/oasi-la-buora-di-salvaterra/
Gallery del bosco
Scheda
Località
Salvaterra di Badia Polesine (RO)
Inizio
marzo 2003
Superficie
105000 mq su proprietà del Consorzio di Bonifica Adige – Canalbianco
Partecipanti
60
Arnia
0
Casetta per insetti
0
Casetta per pipistrelli
2
Casetta per uccelli
20
Specie arboree
Acero campestre (Acer campestre)
Biancospino (Crataegus monogyna)
Ciliegio selvatico (Prunus avium)
Farnia (Quercus robur)
Frangola (Frangula alnus)
Frassino Maggiore (Fraxinus excelsior)
Frassino Ossifillo (Fraxinus angustifolia)
Ligustro (Ligustrum)
Malus silvestris (Melo selvatico)
Nocciolo (Corylus avellana)
Olmo (Ulmus)
Ontano nero (Alnus glutinosa)
Pioppo Bianco (Populus alba)
Prugnolo selvatico (Prunus spinosa)
Salice bianco (Salix alba)
Salice grigio (Salix cinerea)
Sambuco (Sambucus nigra)
Salice rosso (Salix purpurea)
Spincervino (Rhamnus cathartica)
Piante acquatiche
Carex distans
Carex elata
Carex gracilis
Typha angustifoglia