Monitoraggio
La Storia del Bosco
Il Toponimo lascia intendere la presenza di boschi di origine molto antica, ma allo stato attuale non è emersa documentazione in grado di far conoscere a quale epoca risalga. Di certo è che quest’area, già nel XII/XIII secolo, fu oggetto di importanti opere idrauliche finalizzate a mantenere in sicurezza la potenza del fiume che, nelle epoche passate, non possedeva argini ma avanzava quasi liberamente nei territori attraversati, creando (con le frequenti esondazioni) gravi problemi quali carestie e malattie. Quindi, già nel 1300 venne realizzato uno sforatore, una sorta di derivazione per abbassare l’acqua in eccesso del fiume, e già alla fine del XVII secolo, la Repubblica di Venezia vi implemento’ le sue prime opere idrauliche, note come “Taglio delle Rocche Marchesane” e, alla fine del 1700, un altro grande intervento di sistemazione, denominato “Taglio di Villafora”.
Dal primo Taglio (che nasceva solo un secolo dopo quello effettuato sul Po a Porto Viro), finalizzato alla correzione di un’ansa a ridosso dell’attuale ponte a tre archi tra Masi e Badia Polesine, i veneziani ricavarono un enorme Drizzagno che consentì alle acque del fiume di correre veloci e non esondare a ridosso del centro abitato di Badia, mentre, nel secondo caso, venne eliminata una pericolosissima ansa a Ferro di Cavallo che oggi rimane sulla riva sinistra del fiume ed è nota come Golena di Piacenza d’Adige.
- R. D’amico, Appunti sull’antica idrografia del territorio di Badia, in Atti del Sodalizio Vangadiciense, vol. I, 1972, pp. 35-55
- Autori vari, Adige/Etsch, Il fiume, gli uomini, la storia, Cierre, Sommacampagna, 1997
- C. Vallarini, M. Zainetti, Il fascino del Boscovecchio, in Ventaglio 90, n. 57, Rovigo, luglio 2018, pp. 26 -29
Si trovano infatti ancora delle vecchie abitazioni con i solai e le travi in legno (modelli costruttivi che risalgono all’epoca longobarda), gli orti con le galline, contadini che lavorano la terra e fanno il Vino, bambini che giocano per strada, processioni per implorare la benedizione del fiume e si percepiscono ritmi che altrove sembrano ormai scomparsi.
Molto importante in ambito naturalistico è una piccola riserva denominata “Oasi Luigi Borghesan”, dove sono presenti l’Ontano nero e varie piante tipiche della pianura padana, dove si riproduce la Rana di Lataste e la Raganella, e nelle fresche sere d’estate – oltre al lamentoso verso dell’Assiolo che nidifica sulla siepe della Strada del Morto – osservare il raro Rinolofo maggiore, un pipistrello ormai raro un po’ ovunque, che qui avrebbe ancora uno dei luoghi idonei alla sua riproduzione.
Di recente il Boscovecchio è stato raggiunto dalla modernità altamente tecnologica: vi è stato infatti costruito il ponte strallato più lungo d’Italia, con oltre un chilometro di distanza i due piloni. Il ponte fluviale del Boscovecchio è alto 120 metri, ed è un’infrastruttura che si vede a grande distanza. A suo modo, anch’esso offre riparo alla Natura, poiché sotto vi si riproducono Anfibi rari e sarebbe utilizzato anche dai Rapaci notturni, ma soprattutto, dai numerosi ciclisti che vi si fermano immancabilmente per godersi un po’ di ombra e ripararsi dalla pioggia.
La superficie oggetto di rimboschimento si sviluppa per quasi 10.000 mq. Se il perimetro è contorniato da fasce boscate con essenze tipiche del luogo, lungo il lato sud sono stati messi a dimora degli aceri campestri aggrappati ai quali andremo a dare vita ad un esempio di Piantata veneta. La Piantata Veneta è una tipologia di allevamento della vite diffusasi all’interno di un modello agrario arcaico fondato sulle consociazioni e predominante in epoca antecedente la meccanizzazione. Le vigne erano lasciate crescere “maritate” agli alberi, i tralci uniti da un albero all’altro in festoni lunghi e penzoloni. Fondamentalmente questo modello, data la tecnologia dell’epoca, dava la maggior resa possibile moltiplicando e diversificando la produzione per unità di spazio. Molte di queste formazioni hanno resistito in queste terre più che altrove per poi sparire: “sembra insomma che l’abbandono della forma culturale abbia provocato una rimozione della memoria stessa del suo paesaggio”
Fonti:
- V. Ferrario, Letture geografiche di un paesaggio storico. La coltura promiscua della vite in Veneto, Cierre Edizioni 2020
- Associazione Cultrale Borgo Baver onlus, La Piantata Veneta, Dossier di candidatura di una pratica tradizionale. Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali. Godega di Sant’Urbano (TV), settembre 2017.
Gallery del bosco
Scheda
Località
Boscovecchio di Badia Polesine (RO)
Inizio
27 novembre 2021
Superficie
9.800 mq su proprietà privata
Partecipanti
40
Arnia
0
Casetta per insetti
0
Casetta per pipistrelli
0
Casetta per uccelli
0
Specie arboree
Acero campestre (Acer campestre)
Betulla (Betula pendula)
Biancospino (Crataegus monogyna)
Carpino bianco (Carpinus betulus)
Ciliegio selvatico (Prunus avium)
Corniolo (Cornus mas)
Frangola (Rhamnus frangula)
Fusaggine (Euonymus europeaus)
Lantana (Viburnum lantana)
Ligustro (Ligustrum vulgare)
Melo selvatico (Malus sylvestris)
Nocciolo (Corylus avellana)
Olmo (Ulmus minor)
Ontano nero (Alnus glutinosa)
Pallon di maggio (Viburnum opulus)
Perastro (Pyrus pyraster)
Pioppo nero (Popolus nigra)
Prugnolo (Prunus spinosa)
Rosa canina (Rosa canina)
Salice bianco (Salix alba)
Salice viminale (Salix viminalis)
Sanguinella (Cornus sanguinea)
Spincervino (Rhamnus catharticus)
Piante acquatiche
Non presenti