I segreti della sciamatura naturale

La sciamatura, cioè la partenza di un’ape regina seguita da un numero di api operaie rappresenta il mezzo di cui le api dispongono per riprodursi per scissione e diffondersi sul territorio.

La preparazione della sciamatura inizia, generalmente, durante l’espansione della colonia in primavera in un periodo in cui la raccolta di polline e nettare è al culmine.

Nella nostra pianura e nelle zone collinari, nelle stagioni normali, la sciamatura avviene una sola volta, tra la fioritura del tarassaco (seconda metà di Aprile) e la fioritura dell’acacia (5-20 Maggio).

La sciamatura - ape regina
L'Ape regina

La preparazione delle sciamatura

All’inizio quando una famiglia di api si predispone alla sciamatura le api operaie modificano le modalità di gestione dell’alveare:

  1. Non producono più cera poiché non è più necessario aumentare il numero di favi in previsione della diminuzione degli abitanti;
  2. Raccolgono meno nettare poiché diminuendo le api nell’alveare, non sarebbero più in grado di “condizionare il miele” (asciugatura e sigillatura delle cellette con opercolo di cera), con il rischio di fermentazione;
  3. riducono l’alimentazione dell’ape regina e la strattonano 40-80 volte all’ora per obbligare a camminare di più . La diminuzione di cibo combinata all’esercizio fisico, fa diminuire del 25% il peso della regina che risulterà snella per prepararsi al volo di sciamatura.

La cella reale dove si svilupperà la nuova regina

Il “canto” è provocato dalle vibrazioni delle ali della regina, simulando il moto del volo ma senza sbattere le ali

Con lo sciame parte la regina vecchia e dopo pochi giorni nasce la nuova ape regina dalla prima cella realeQuest’ultima emette un canto che è un grido d’allarme percepito dalle altre regine ancora nelle celle reali ma in procinto di nascere: così la prima nata individua la loro localizzazione per andare ad ucciderle trafiggendole con il suo pungiglione alla base delle celle reali (saranno poi le operaie a provvedere al loro svuotamento) salvo che l’alveare preveda, in via eccezionale, una sciamatura successiva (secondaria). In tal caso le api operaie “proteggeranno” le celle reali per impedire alla nuova nata di uccidere le “avversarie” non ancora uscite dalla propria cella reale.

Il numero di api che parte con la sciamatura è prossimo al 70-75% dei componenti della famiglia madre. Come avvenga la suddivisione tra le api che partono e quelle che restano nel vecchio alveare non è noto.

Le api che costituiscono uno sciame hanno comunque età diversificate per essere idonee ad eseguire tutti i compiti necessari alla costruzione della nuova dimora (api spazzine, nutrici, ceratrici, ventilatrici, guardiane e bottinatrici) e presentano anche, in caso di necessità, il fenomeno del polietismo, che consiste nel fatto che ogni ape può assolvere qualsiasi compito (una sorta di elasticità e capacità di temporaneo adattamento al mercato del lavoro da parte di una società di api).

La formazione dello sciame

La formazione dello sciame è stimolata dall’odore delle ghiandole di Nasonov che attrae operaie e regina, le operaie sono anche richiamate dall’odore della ghiandola mandibolare della regina (trofallassi) ed inoltre entra in gioco la coesione favorita dal comune “odore di alveare” delle operaie e della regina.

Vedendo un ramo d’albero curvo sotto il peso di uno sciame ci si chiede come le api possano sopportare il peso (8000-10000 api pesano circa 1 kg, perciò uno sciame di medie dimensioni può pesare circa 3 kg); considerando che solo un limitato numero di esse sono attaccate al tronco e sostengono tutte le altre, la risposta sta nella conformazione delle zampe dell’ape. È perciò interessante analizzare qual è il carico che una singola ape può sopportare quando è attaccata con le sue sei ventose.

La sciamatura - apis mellifera

Lo sciame

Curiosità: misurare la superficie aggrappante di un ape

Il dott. Pier Giorgio Bava ha determinato che il polpastrello di una zampa ha un diametro di circa 0,25 millimetri, considerato che la pressione atmosferica che grava su ogni centimetro quadrato di superficie è di 1,033 kg e ammettendo che tutta la superficie della ventosa sia attiva si ha:

 (0,25:2)² 3,14 x 6 zampe= 0,30 millimetri quadrati  


circa di superficie “aggrappante” per ogni ape. pertanto 10,33 g (pressione atmosferica su 1 millimetro quadrato) moltiplicato per 0,30 millimetri quadrati ci indica che un’ape può sostenere poco più di 3 g; quindi per sostenere 1 kg occorrono circa 340 api. Considerando che uno sciame pesa circa 3 kg, per sostenerlo bastano circa 1000 api.

La sciamatura - apis mellifera

La ricerca di una nuova dimora

Appena lo sciame si è acquietato le “api esploratrici” riprendono la ricerca della nuova dimora, già iniziata qualche giorno prima della partenza. I criteri per valutare l’idoneità di un luogo all’installazione della nuova famiglia sono numerosi e complessi. Sperimentalmente è stato dimostrato che sono ricercate cavità con un volume interno compreso tra 20 e 100 decimetri cubi con preferenza per la capienza di 40 decimetri cubi, riparate dai venti dominanti e dall’eccessiva insolazione, isolate termicamente, prive di corpi estranei, rivolta a sud con entrata piccola alla base del nido.

Al ritorno delle perlustrazioni le api esploratrici annunciano alle compagne, con la danza dell’addome (uno dei tanti linguaggi delle api) il rinvenimento di un luogo adatto dove installarsi.
Si formeranno così diversi gruppi di danzatrici, ognuno dei quali indica un posto diverso.

Fino a che non sarà raggiunto un accordo sulla direzione da prendere, con tutte le api ceratrici (circa 75-100 api addette alla costruzione dei favi del nido) che danzano allo stesso modo (la regina è esclusa dalla scelta), lo sciame non si sposterà dalla prima posizione in cui si è fermato.

Normalmente entro un giorno lo sciame riparte, dal punto di sosta, per la dimora definitiva. 

Curiosità: le api esploratrici

Lo scienziato tedesco Martin Lindauer, applicando dei contrassegni alle singole api esploratrici stabilì che una certa ape, la quale con la sua danza aveva parteggiato per una certa cavità, dopo averne visitate altre indicate dai movimenti energetici (sinonimo di maggiore qualità della nuova dimora) di una o più compagne poteva poi danzare in favore di una di queste ultime, rinunciando a quella che aveva sostenuto in precedenza.

La comunicazione con lo sciame

Un nido su un ramo di un albero

Una volta raggiunto l’accordo fra le esploratrici/danzatrici sorge spontanea la seguente domanda: come avviene la comunicazione al resto dello sciame, visto che le danze avvengono alla sua superficie coinvolgendo non più del 5% delle api?

Il prof. Tautz, attraverso la termografia, ha scoperto che le danzatrici cessano lentamente di danzare e si spostano verso il centro dello sciame. Per farsi strada attraverso la massa dei corpi delle compagne emettono un “fischio”, questo suono acuto, prodotto dai muscoli delle ali, propaga sotto forma di vibrazione a tutte le compagne con cui vengono in contatto, le quali iniziano ad innalzare la propria temperatura corporea. In dieci minuti l’intero sciame inizia progressivamente a surriscaldarsi, quando tutto lo sciame ha raggiunto la temperatura di circa 35 °C tutte le api, contemporaneamente, prendono il volo. 

A volte può accadere che lo sciame impieghi molti giorni per raggiungere un accordo sulla scelta della nuova dimora e durante  questa attesa le api possono iniziare la costruzione dei favi. Più le operaie costruiscono, minori sono le probabilità di partenza. Succede così di trovare, favi naturali costruiti all’aperto, con orientamento nord-sud, attaccati direttamente ai rami degli alberi.

Che cosa succede nel vecchio alveare?

Mentre si manifestano i vari comportamenti dello sciame, all’interno del vecchio alveare si susseguono una serie di fenomeni: 

  • la nuova ape regina effettua dei voli di orientamento, senza essere seguita dai fuchi (maschi di ape), 
  • mentre nel volo di accoppiamento emette dei feromoni (acido decanoico) che attirano i fuchi il cui alveare di nascita dista fino a 15 km di distanza (distanza di fecondazione).

Dopo il volo nuziale, che avviene a 15-30 metri dal suolo, l’ape regina si accoppierà in successione (poliandria) con più fuchi (mediamente 10-15 fuchi) immagazzinando così gli spermatozooi (da 4 a 7 milioni) che gli serviranno per tutta la sua vita riproduttiva (fino a 5 anni).

Nei primi giorni della deposizione, le operaie controllano la fecondità della regina; se l’alveare si sente insoddisfatto inizia l’allevamento di una regina di sostituzione con la realizzazione di una sola cella reale al centro del nido. Quando la nuova ape regina tornerà dal volo di accoppiamento, se la sua deposizione risulterà soddisfacente, le operaie lasceranno morire la prima regina non alimentandola.

La forma del nido

Il nido viene costruito seguendo la forma più “sferica possibile“, infatti la sfera è il solido con minore superficie a parità di volume.  Questo facilita il mantenimento della temperatura dell’alveare durante i periodi invernali. La superficie disperdente a contatto con le temperature invernali rigide, geometricamente parlando, è la minore possibile

Quando possono verificarsi due sciamature consecutive dallo stesso alveare?

Come accennato in precedenza, eccezionalmente dalla stessa colonia possono accadere due o più fenomeni di sciamatura che si susseguono dallo stesso alveare. La nuova regina nata, non potendo uccidere le rivali in procinto di nascere, non ha altra scelta che organizzare una seconda sciamatura, con una quantità ridotta di api operaie al seguito (circa il 20% della quantità iniziale dell’alveare).

A questo punto entra in gioco un’altra legge volta alla conservazione della specie, l’ape regina prima di andarsene si accerta che nell’alveare rimanga una sorella viva che continui con la vita dopo la sua partenza, e per fare ciò emette un canto (con frequenza 1500-2000 Hz) fino a quando la sorella non risponderà, dando così il consenso a sciamare

La sciamatura con più regine

Un altro fenomeno abbastanza frequente nelle primavere caratterizzate da alternanza di bel tempo con perturbazioni atmosferiche persistenti è la sciamatura con più regine.

In primavera, se a una bella settimana con temperature estive segue un lungo periodo con temperature invernali, malgrado il tempo inclemente le larve-regina nasceranno regolarmente dopo sedici giorni e all’interno dell’alveare vi sarà la regina madre e qualche regina vergine nata nel frattempo.

A questo punto si presenteranno due probabilità:

  1. che il maltempo permanga per diversi giorni e quindi si verifichi la lotta tra regine per avere il controllo dell’alveare dove la prima regina a soccombere sarà la madre a causa della minore vigoria fisica;
  2. torna il bel tempo e si formeranno più sciami, con più regine, uno con la regina vecchia fertile e alcune figlie vergini e altri con più regine vergini, che non si azzufferanno tra loro ma andranno a formare dei gruppi di api distinti formando sciami separati.
(© Michele Turato – Associazione Il Tarassaco)